Collezione fotografica famiglie D'Ayala Valva - Scelsi

Tipologia Fondo
Data cronica
[circa 1855] - 1976

Metadati

Tipologia

Fondo

Numerazione definitiva

N. definitivo
2

Consistenza

Consistenza (testo libero)
1694 fotografie (oltre a 202 copie)

Storia istituzionale/Biografia

Il patrimonio fotografico risalente alle famiglie Scelsi e d'Ayala Valva (rispettivamente ramo paterno e materno dei fratelli Giacinto e Isabella Scelsi) testimonia la grande attenzione che alcuni membri di queste famiglie hanno avuto nei confronti dell'oggetto fotografico fin dalla metà del XIX secolo sia come autorappresentazione dell'aspetto somatico e sociale dei membri della famiglia in ambito ritrattistico formale che come attivi produttori in proprio di documentazione di viaggi o eventi sia privati che pubblici.
Non si hanno notizie esplicite di storia archivistica dei due spezzoni famigliari a proposito di accumulazione, produzione e trasmissione degli oggetti. Risulta evidente che essi siano infine confluiti nella famiglia di Giacinto e Isabella grazie soprattutto alla comune sensibilità verso la fotografia che caratterizzò i loro genitori Guido Scelsi  (1874-1954) e Giovanna Errichetta (detta Jeanne) d'Ayala Valva  (1875-1969).
Dal ramo Scelsi abbiamo quasi esclusivamente immagini di Guido, a parte le poche del padre Giacinto Ignazio, le pochissime del fratello Benedetto e nessuna del fratello Lionello, nonostante l'importante cursus honorum pubblico di tutti e tre (e in particolare del primo, uomo del Risorgimento, esule siciliano a Torino e poi importante prefetto e senatore del Regno); e non si conserva nessun album di famiglia.
Al contrario il versante d'Ayala Valva si presenta molto più articolato da tutti i punti di vista. Probabilmente il profilo aristocratico della famiglia spiega la presenza di ritratti in studio di un altissimo numero di membri suoi e delle altre famiglie aristocratiche con le quali i d’Ayala si legarono seguendo le tradizionali strategie matrimoniali. E questo già a partire dal 1860 circa (quindi al tempo della mezza età dei bisnonni di Giacinto e Isabella!), nell'ambito di quella vera e propria moda che si diffuse fra i ceti più abbienti di possedere positivi fotografici prodotti da un professionista da usare per ricordo o scambio con parenti e amici, novità resa possibile dalla rivoluzionaria tecnica di stampa su piccolo formato (cosiddetto "carte de visite"). È anche evidente che da questo punto di vista ci fu una assoluta "parità di ge-nere" dal momento che le fotografie di donne che sono giunte a noi sono in numero maggio-re di quelle degli uomini. E la "moda" si applicò a persone di ogni età, dai neonati agli anzia-ni. Va detto subito che il lavoro fatto ha permesso di dare un nome ai volti rappresentati solo per una parte delle immagini conservate, ma l'omogeneità sociale riscontrabile dalle posture e dagli abiti dei soggetti fotografati è assoluta e decisiva nel contesto di questo discorso.
La ritrattistica fotografica ha il suo periodo d'oro nella seconda metà dell'Ottocento. Le relazioni amicali si cementavano con lo scambio di fotografie personali fatte in studio da fotografi famosi e accompagnate da dediche. In un tempo di netta separazione sociale fra uomini e donne è usuale che la circolazione avvenisse all'interno del recinto del proprio genere sessuale, ma in questo archivio sono comunque presenti diverse foto (databili dagli anni '90 dell'Ottocento) che documentano una certa promiscuità amicale. Sorprendentemente l'archivio conserva pochissime foto di coppia e nessuna di eventi matrimoniali.
Anche questo archivio parla dei fotografi, oltre che dei fotografati. Dei loro stili e dei loro allestimenti in studio, della qualità di stampa e della raffinatezza dei loro supporti secondari e dei loro marchi aziendali; ma anche dell'incipiente carattere industriale della loro attività e del ruolo della promozione pubblicitaria. Qui ruota tutto intorno a fotografi prima napoletani e palermitani, poi romani e fiorentini, con una certa presenza di parigini (la Francia era un riferimento obbligato per questa nobiltà meridionale: nella famiglia d'Ayala Valva i diminutivi erano tutti in francese e Francesco Saverio, padre di Giovanna Errichetta detto François, a Parigi ci era pure nato).
Sembra di poter dire che furono soprattutto le donne di casa d'Ayala ad avere il "pallino" della fotografia. Femminili sono le grafie in cui sono scritte le didascalie sul retro di molte foto, sia quelle fatte in studio dai fotografi (e che hanno permesso un certo numero di identificazioni) che quelle di luoghi visitati in Italia e all'estero. Si distinguono in questa attività la bisnonna materna di Giacinto e Isabella, la siciliana Maria Giovanna Moncada di Paternò  (1816-1904), e la madre Giovanna Errichetta. Sono loro le principali artefici dell'acquisto, della committenza, della produzione e della cura di conservazione di fotografie del ramo d'Ayala Valva. La trasmissione è dalla nonna alla nipote: è assente in questa linea la madre di Giovanna Errichetta, la svizzera Elisabeth Louise Marcuard de Wagner  (1852-1936), la quale sembra aver avuto un ruolo marginale nella vita della figlia (non c'è nemmeno una foto in cui siano insieme) mentre di sicuro fu importantissima per l'altro figlio Giuseppe (Peppino) d'Ayala Valva  (1871-1951) che nel suo testamento usa parole fortissime per descrivere il suo legame con la madre e la sua "vie douloureuse".
Giovanna Errichetta eredita dalla madre una passione per la fotografia che la porta non solo al gusto collezionistico per immagini presenti nei cataloghi dei fotografi che inventarono la tradizione delle bellezze italiche (paesaggi e monumenti), ma anche a mettersi in proprio già da prima del matrimonio con Guido  nel 1904. Ne sono testimonianza foto, che ritengo sicuramente sue, prese durante vacanze estive o viaggi fuori confine. E sue sono alcune immagini di contadini e contadine all'opera nelle proprietà di famiglia a Valva fra le quali alcune in cui, avendo il sole alle spalle, decide di introdurre la sua silhouette nell'inquadratura, macchina fotografica compresa. Passione e consuetudine che durano anche negli anni a venire: a lei dobbiamo quasi certamente (visto che la sua presenza là è documentata da altre immagini della serie forse fatte da Guido) alcune foto dei giorni trascorsi a St. Juan-les-Pins, in Costa Azzurra, alla fine di agosto del 1912 quando Guido ottenne il brevetto di pilota di idrovolante, primo italiano a farlo.
Guido e Jeanne si conobbero a Livorno dove la famiglia d'Ayala Valva andava in vacanza almeno dal 1890 (lei quindicenne) e dove lui frequentava dal 1887 l'Accademia Navale. Si sposano nel 1904, ebbero subito due figli, ma nonostante la comune passione fotografica di loro insieme ci sono pervenute pochissime immagini. E a partire da questi anni la presenza di lei nell'archivio sembra inabissarsi. Prevalgono quelle dell'attività professionale di Guido. Il lavoro di analisi e ordinamento ha reso possibile isolare tutti i ritratti in studio che scansionano il progredire della sua carriera nella Marina militare e la ricca documentazione relativa alla pionieristica attività di pilota di idrovolanti e dirigibili in tempo di pace e poi durante la guerra libica (scarso invece il numero di foto della grande guerra). Ma prima di questa grande passione per il volo che lo rese famoso, Scelsi era stato un "semplice" ufficiale di Marina: e in questo ambito si segnala presenza di una serie di foto di piccolo formato, sicuramente sue, che documentano il viaggio di circumnavigazione del torpediniere Etna fra 1898 e 1900 inviato in America centrale e meridionale e poi nel Pacifico toccando Hawaii e Cina.
Volo e fotografia furono legati da subito e l'uso militare del rilievo topografico dall'alto svolse un ruolo strategico anche nell'evoluzione tecnica delle riprese a distanza. Scelsi fotografò dall'alto in proprio, è probabile che negli archivi militari si conservino in abbondanza i suoi scatti; nella raccolta posseduta dalla Fondazione Isabella Scelsi ne sono presenti molti, soprattutto relativi a Tripoli e alle oasi nei suoi dintorni al tempo della guerra italo-turca del 1911-1912.
Caratteristica saliente dell'archivio è pertanto quella di documentare gli ambiti di provenienza dei due rami famigliari che si sono congiunti nella coppia dei genitori di Giacinto e Isabella Scelsi: la vita di un'agiata famiglia dell'aristocrazia terriera meridionale e quella di una fa-miglia, anch'essa agiata, di alti funzionari dello Stato unitario sia civili che militari. Abbiamo perciò immagini della campagna irpina nella loro fissità sociale secolare e quelle dell'innovazione tecnologica d'avanguardia; immagini di terra, di mare e di aria; immagini di civili e di militari; immagini del tempo antico e immagini del tempo nuovo.

Storia archivistica

L'intervento di riordino e inventariazione è stato eseguito da Leonardo Musci (Memoria srl), con incarico diretto della Fondazione Isabella Scelsi, grazie al contributo del Ministero della Cultura a favore del detentore del bene culturale ai sensi degli artt. 31, 35 e 36 del D.Lgs. 42/2004, annualità 2023 con scadenza nel 2024. Il lavoro è eseguito con il coordinamento scientifico della dott.ssa Maria Natalina Trivisano della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio.

Criteri di ordinamento

Lo stato del complesso documentario all’inizio del lavoro vedeva coesistere gruppi di fotografie coerenti con un dato criterio (soprattutto per la parte di Guido Scelsi), album familiari e moltissime foto sciolte senza alcuna pertinenza apparente. Lo sforzo è stato quello di dare un senso logico all’insieme basandosi sulla ricostruzione delle serie fotografiche (tramite analisi formale dei supporti e delle emulsioni di stampa) o dei soggetti rappresentati. Questo lavoro ha messo in evidenza l’esistenza di un certo numero di stampe dello stesso scatto (circa 150), soprattutto per i ritratti in studio, probabilmente quelle residuali dopo la distribuzione ad amici e parenti delle copie ordinate al fotografo. Altre volte uno dei supporti riporta la dedica (e svela perciò le identità dei soggetti coinvolti e la direzione del dono) e gli altri no. In conclusione di lavoro l'archivio presenta due sezioni, una per ogni famiglia, ripartite in alcune serie relative agli album, ai viaggi, alle proprietà, alla raccolta di foto di singoli membri (in gran parte ritratti in studio). A Guido Scelsi, indubbiamente il personaggio di maggior spicco dal punto di vista fotografico, è dedicata una serie apposita. Quanto al criterio descrittivo sono state prodotte sia schede per singole immagini, sia schede per gruppi di immagini. Ma nel secondo caso le indicazioni sul soggetto sono comunque analitiche arrivando nel caso degli album di Valva alla descrizione delle singole immagini. Uno degli sforzi maggiori è stato quello di dare un nome ai volti specialmente negli album e foto sciolte della sezione della famiglia d'Ayala Valva. Pertanto laddove questo non è stato possibile (ed è uno degli sviluppi eventuali del lavoro tramite indagine in archivi collegati soprattutto siciliani) si è data una descrizione iconografica basata sul sesso del rappresentato, sulla sua età presunta e su particolari distintivi della sua posa o del suo abbigliamento. Va da sé che un lavoro del genere è stato facilitato dalla disponibilità on line di dati relativi alle genealogie famigliari, dati che vanno comunque sempre vagliati alla luce delle conoscenze acquisite. Una delle difficoltà più rilevanti in un archivio come questo è quello della datazione. Rari i casi di iscrizioni sul retro delle foto che riportino la data; più frequenti le date esplicite nel caso di foto donate con dedica. Per il resto si è fornita, laddove possibile, una datazione presunta sulla base dell’età del soggetto rappresentato qualora ne fosse nota la data di nascita. In altri casi ci si è aiutati con i marchi aziendali dei fotografi posti sul retro del supporto secondario, specie per l’indicazione dell’indirizzo del laboratorio e la conseguente collocazione temporale ricavabile dalla bibliografia in materia (soprattutto Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia 1839-1880, Ed. Quasar, Roma 1978). Sono state rilevate le dimensioni sia del calibro dell'immagine positiva che del supporto secondario espresso spesso come formato standardizzato (carte de visite, margherita, album). Gli altri elementi rilevati sono il luogo dello scatto, il nome del fotografo, le caratteristiche tecniche della foto oltre ad annotazioni particolari soprattutto sui fotografi e alcune ipotesi dubbie di identificazione. Si è prodotto un inventario che espone in coda un triplice indice dei nomi: persone citate, ditte fotografiche, fotografi. Le segnature archivistiche dei pezzi espongono la gerarchia di ordinamento. Resta in sospeso la questione dell'ipotesi di costituzione di questo complesso in fondo autonomo e non come collezione fotografica appartenente al fondo Giacinto Scelsi, come è attualmente e come ritengo non debba essere. I lavori archivistici servono anche a questo: a trovare nel tempo la struttura di ordinamento più rispondente all'identità del complesso stesso in ragione dei saperi acquisiti con analisi sempre più mirate.

Criteri di descrizione

Negli album sono in corsivo le descrizioni iconografiche in assenza di identificazione del soggetto dovuta a iscrizione o confronto con altre fotografie. La datazione è ricavata dalle iscrizioni e nel caso di dediche rimane una certa ambiguità se essa si riferisce al momento dello scatto o a quello dell’offerta. La barra laterale rossa accanto a più unità denota il carattere di “servizio fotografico”. Per i supporti secondari sono stati espressi i formati standard quando le loro dimensioni coincidono (anche con minimi scostamenti) da quelli canonici (per i quali si è fatto riferimento a https://www.gri.it/old_GRI/storia/formati.htm). I formati presenti sono: carta da visita, margherita, boudoir, album. Una particolare attenzione è stata posta ai fotografi autori delle immagini. La loro sede aziendale induce a collocare nello spazio il momento della ripresa, anche se non può esservi certezza assoluta. Resta di grande interesse, comunque, la mappatura della presenza dei diversi membri delle famiglie in alcune delle principali città italiane (Palermo, Napoli, Roma e Firenze) che sembra disegnare una tendenza al trasferimento dalle “capitali del Sud” alle “capitali d’Italia”. Molto si apprende dai marchi aziendali degli studi fotografici presenti sul supporto secondario. La ricostruzione delle vicende aziendali dei fotografi nella seconda metà del XIX secolo è una materia affascinante, ma ineluttabilmente destinata a non colmare le tante lacune informative esistenti. Oltre al già citato volume di Becchetti, per i fotografi italiani ho consultato il Dizionario dei fotografi, a cura di Roberto Spocci con la collaborazione di Oriana Goti e Angela Tromellini. Purtroppo il progetto di questa opera è rimasto incompiuto a metà degli anni '90; nel 2006 l'Archivio storico del Comune di Parma si è fatto carico di pubblicare sul suo sito lo stato di avanzamento della ricerca. Altri siti utili consultati sono quello dell’Associazione fotografia storica italiana e il censimento dei fotografi toscani . Per i fotografi francesi soprattutto https://www.portraitsepia.fr/photographes.

Note

Quando si termina un lavoro d'archivio di questo tipo si avrebbe voglia di ricominciare daccapo. Essendo questo (fortunatamente) impossibile, non si possono che ipotizzare sviluppi futuri di approfondimento e soprattutto di valorizzazione di questa fonte. Per le foto di Guido relative ai campi di volo e agli apparecchi mi è stato indispensabile il generoso supporto del prof. Gregory Alegi, un maestro. Per quelle delle navi ringrazio il dott. Augusto De Toro per l'indiscussa competenza. Ma questo è solo un primo lavoro in materia: uno studio non affrettato garantirà più specifiche indicazioni tecniche sui velivoli fotografati e in alcuni casi anche datazioni più precise. Una ricerca che mi dispiace non aver fatto, e che mi riprometto di fare, è la consultazione dello stato di servizio di Guido Scelsi nell’archivio della Marina militare.
Le foto dei d'Ayala Valva, dei Moncada di Paternò e degli Alliata di Pietratagliata troveranno un sicuro riscontro in archivi famigliari affini in terra di Sicilia che potrebbero portare a dare un nome ai tanti volti rimasti ancora senza identità. Ma si potrebbe anche indagare l'esistenza in rete di comunità interessate a questi "mondi fotografici" con cui condividere le immagini dei tanti non identificati.
Il coinvolgimento di esperti di storia del costume e della moda troverebbe un fertile campo di azione nell'analisi di questo patrimonio: davanti al fotografo ci si metteva in gran spolvero ma anche all'aperto la distinzione sociale avveniva tramite l'abbigliamento.
Un lavoro analitico sulle carte famigliari (corrispondenza, documenti personali e simili) conservate nell'archivio Scelsi e relative ai principali protagonisti di questa storia fotografica costituirebbe la premessa per la produzione di un piccolo ma prezioso sistema informativo web che dia conto delle vite delle famiglie di provenienza di Giacinto e Isabella.
Ho avuto all'inizio del lavoro la disponibilità di un albero genealogico ricostruito alcuni anni fa dalla Fondazione e relativo alle linee di discendenza principali Scelsi e d’Ayala Valva. Nel corso del lavoro ho indagato alcuni rami collaterali di questa mappa (soprattutto i Moncada di Paternò e gli Alliata di Pietratagliata) ricostruendone in dettaglio alcuni, funzionali alla comprensione dei legami con soggetti rappresentati (in special modo per la mappatura dei cugini di Giovanna Errichetta). I principali siti che hanno fornito informazioni utili sono https://gw.geneanet.org/, https://geneall.net e https://geni.com. Questo arricchimento dell'albero cronologico resta ora a disposizione della Fondazione ma è passibile di ulteriori specificazioni. E una delle modalità d’accesso web a questo patrimonio fotografico potrebbe essere proprio quella dell’interro¬gazione di una mappa genealogica.

Segnatura di riordinamento

DVS

soggetto conservatore

in relazione